10 settembre 2013

Dall’aldilà…

Se mai riuscirò a concludere qualcosa nella vita sarà solo merito mio, non certo degli altri. Non credo in loro, e neppure alle fantomatiche promesse di un lavoro sicuro e di una vita migliore.
E non crediate alle clamorose cazzate che si vanno dicendo in giro, che se t’impegni nella vita prima o poi ce la farai, che non conta chi sei, ma piuttosto ciò che fai, che arriveranno tempi migliori, che in un prossimo futuro viaggeremo su altri pianeti, che il cibo non è avvelenato, che le donne sono tutte troie, che i gay sono dei malati mentali, che un’ora di corsa al giorno ti fa campare cent’anni. La verità è che per quanto vi sforziate le cose vanno come devono andare, e il vostro giudizio in merito non è assolutamente richiesto!
Mi dispiace davvero per voi, se ci restate male. Ma nemmeno più di tanto, in fondo, perché se ancora non l’avete messo a fuoco, nessuno vi dirà come fare per capovolgere questa vostra, triste situazione.
Avreste dovuto capirlo molto tempo fa quale fosse la strada da prendere, non adesso, l’avreste dovuto sapere da quando, quella volta, avete fatto un’autorete nel campino di calcio del prete del paese che se ne va in giro con la Golf ed ha pure l’amante fighissima. Ecco, lui, il prete, è stato molto più furbo di voi . Avevate forse sei anni, magari nove o dodici, non ha importanza: avete gettato il pallone in un angolo remoto del vostro piccolissimo cervello e l’avete abbandonato lì? No? Avete insistito perché col calcio si guadagna bene? Bravi.
Bravi coglioni!
Il risultato è stato che avete entrambe le ginocchia spappolate, il menisco che si blocca ogni tre giorni e la vostra carriera è terminata all’età di trent’anni a Seigatti, nel team d’eccellenza di questa remota provincia lucchese che conoscete solo voi e gli altri undici inetti, vostri compagni di squadra. L’avete fatto per la gioia del sindaco che è intrippato col calcio e di quei quattro alcolizzati che la domenica mattina non dormono perché sono in astinenza da Stravecchio, e ciò a cui ambiscono maggiormente è stare tutto il santo giorno a poltrire davanti a una manciata di stronzi che danno i calci ad una palla e che, oltre quello, non sanno fare.  Avete guadagnato sì e no trecento euro al mese e preso tanta pioggia e fango. Grandissimi campioni!
A me non importa se queste parole vi fanno incazzare, anzi quello sarebbe il risultato migliore: morti, sonnambuli, parassiti, zombiformi esseri viventi che popolate lo stivale, inutili prodotti della televisione, ma dove volete andare lo sapete almeno?
No che non lo sapete, non sapete un cazzo di niente, a dire la verità. E non è neppure colpa vostra, perché il bello della vita è proprio questo: che esistano dei coglioni come voi… e come me.
Vi osservo dall’alto, stasera, e vedo solo una fila sterminata d’insetti che si muovono, corrono e si affannano, crepano e passano oltre, in quell’indifferenza che invece indifferenza non è, perché quando qualcuno muore c’è più spazio per gli altri, si aprono nuove possibilità, ci si sta più larghi, al mondo.
E allora: Meno uno, meno due, meno trenta, meno settemiladuecentocinquanta:
“Poverino, è morto il tizio che ci porta il latte la mattina”, dite a vostra moglie mentre lei prepara la vostra colazione (senza latte),
“che disgrazia”, vi risponde lei, “era così un bravo ragazzo”, mentre vi versa distrattamente il caffè nella tazzina e un po’ sul pigiama, “cercheranno mica un rimpiazzo, potremmo sentire se serve un garzone, così quel nullafacente di tuo figlio almeno fa qualcosa”.
“Quel mangia pane a tradimento è anche figlio tuo, e se vuole lavorare che se lo cerchi da solo, che io mi sono rotto il cazzo di stargli dietro, ha trent’anni suonati, porca miseria, è tutta colpa tua che l’hai viziato e ora non fa un cazzo, stronza!”
Basta poco, insomma, per far dimenticare che qualcuno se n’è andato e non tornerà mai più, neppure se piangerete in cinese (tanto prima o poi dovrete imparare, a piangere in cinese!), a far sgorgare  dalla vostra testa tutti quei pensieri nascosti e vomitare dalle vostre bocche bulimiche tutti i sensi di colpa accumulati in una vita, tutti i rimorsi e l’astio nei confronti di tutto ciò che vi circonda.
E la vita prosegue, infinita, irriverente, noncurante.
Quindi andate avanti, accendete la tv e osservate, applicatevi e imparate... che magari il prossimo anno tocca a voi il Reality e la popolarità, e la vostra vita del cazzo cambia… andate oltre, ascoltate il TG, raggiungete la Puglia che forse ci scappa una bella foto con l’assassino,  ma non dimenticate di fare un salto in chiesa la domenica mattina, di santificare le feste e di comprare l’auto nuova ogni duecentomilachilometri … 
Proseguite con le vostre misere vite fatte di nulla, perché il nulla vi piace, è bello, si fa sfiorare ma non si fa raggiungere, e voi correte, correte bravi, correte come i cani all’interno di un velodromo, e alla fine della corsa avrete il vostro premio, una bella cassa duecento per ottanta, e se siete stati bravi, che magari dopo qualche anno avete fatto tredici, il radica di noce è assicurato… ricordate però, che dall’aldilà vi stanno già prendendo per il culo!

G van Ozzy

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