Se mai riuscirò a concludere qualcosa
nella vita sarà solo merito mio, non certo degli altri. Non credo in loro, e
neppure alle fantomatiche promesse di un lavoro sicuro e di una vita migliore.
E non crediate alle clamorose cazzate
che si vanno dicendo in giro, che se t’impegni nella vita prima o poi ce la
farai, che non conta chi sei, ma piuttosto ciò che fai, che arriveranno tempi
migliori, che in un prossimo futuro viaggeremo su altri pianeti, che il cibo
non è avvelenato, che le donne sono tutte troie, che i gay sono dei malati
mentali, che un’ora di corsa al giorno ti fa campare cent’anni. La verità è che
per quanto vi sforziate le cose vanno come devono andare, e il vostro giudizio
in merito non è assolutamente richiesto!
Mi dispiace davvero per voi, se ci
restate male. Ma nemmeno più di tanto, in fondo, perché se ancora non l’avete
messo a fuoco, nessuno vi dirà come fare per capovolgere questa vostra, triste
situazione.
Avreste dovuto capirlo molto tempo fa
quale fosse la strada da prendere, non adesso, l’avreste dovuto sapere da
quando, quella volta, avete fatto un’autorete nel campino di calcio del prete
del paese che se ne va in giro con la Golf ed ha pure l’amante fighissima.
Ecco, lui, il prete, è stato molto più furbo di voi . Avevate forse sei anni,
magari nove o dodici, non ha importanza: avete gettato il pallone in un angolo
remoto del vostro piccolissimo cervello e l’avete abbandonato lì? No? Avete
insistito perché col calcio si guadagna bene? Bravi.
Bravi coglioni!
Il risultato è stato che avete entrambe
le ginocchia spappolate, il menisco che si blocca ogni tre giorni e la vostra
carriera è terminata all’età di trent’anni a Seigatti, nel team d’eccellenza di questa remota provincia lucchese
che conoscete solo voi e gli altri undici inetti, vostri compagni di squadra.
L’avete fatto per la gioia del sindaco che è intrippato col calcio e di quei quattro
alcolizzati che la domenica mattina non dormono perché sono in astinenza da
Stravecchio, e ciò a cui ambiscono maggiormente è stare tutto il santo giorno a
poltrire davanti a una manciata di stronzi che danno i calci ad una palla e
che, oltre quello, non sanno fare. Avete
guadagnato sì e no trecento euro al mese e preso tanta pioggia e fango.
Grandissimi campioni!
A me non importa se queste parole vi
fanno incazzare, anzi quello sarebbe il risultato migliore: morti, sonnambuli,
parassiti, zombiformi esseri viventi che popolate lo stivale, inutili prodotti
della televisione, ma dove volete andare lo sapete almeno?
No che non lo sapete, non sapete un
cazzo di niente, a dire la verità. E non è neppure colpa vostra, perché il
bello della vita è proprio questo: che esistano dei coglioni come voi… e come
me.
Vi osservo dall’alto, stasera, e vedo
solo una fila sterminata d’insetti che si muovono, corrono e si affannano,
crepano e passano oltre, in quell’indifferenza che invece indifferenza non è,
perché quando qualcuno muore c’è più spazio per gli altri, si aprono nuove
possibilità, ci si sta più larghi, al mondo.
E allora: Meno uno, meno due, meno
trenta, meno settemiladuecentocinquanta:
“Poverino, è morto il tizio che ci
porta il latte la mattina”, dite a vostra moglie mentre lei prepara la vostra
colazione (senza latte),
“che disgrazia”, vi risponde lei, “era
così un bravo ragazzo”, mentre vi versa distrattamente il caffè nella tazzina e
un po’ sul pigiama, “cercheranno mica un rimpiazzo, potremmo sentire se serve
un garzone, così quel nullafacente di tuo figlio almeno fa qualcosa”.
“Quel mangia pane a tradimento è anche
figlio tuo, e se vuole lavorare che se lo cerchi da solo, che io mi sono rotto
il cazzo di stargli dietro, ha trent’anni suonati, porca miseria, è tutta colpa
tua che l’hai viziato e ora non fa un cazzo, stronza!”
Basta poco, insomma, per far dimenticare
che qualcuno se n’è andato e non tornerà mai più, neppure se piangerete in
cinese (tanto prima o poi dovrete imparare, a piangere in cinese!), a far sgorgare dalla vostra testa tutti quei pensieri
nascosti e vomitare dalle vostre bocche bulimiche tutti i sensi di colpa
accumulati in una vita, tutti i rimorsi e l’astio nei confronti di tutto ciò
che vi circonda.
E la vita prosegue, infinita,
irriverente, noncurante.
Quindi andate avanti, accendete la tv
e osservate, applicatevi e imparate... che magari il prossimo anno tocca a voi
il Reality e la popolarità, e la vostra vita del cazzo cambia… andate oltre,
ascoltate il TG, raggiungete la Puglia che forse ci scappa una bella foto con
l’assassino, ma non dimenticate di fare
un salto in chiesa la domenica mattina, di santificare le feste e di comprare
l’auto nuova ogni duecentomilachilometri …
Proseguite con le vostre misere vite
fatte di nulla, perché il nulla vi piace, è bello, si fa sfiorare ma non si fa
raggiungere, e voi correte, correte bravi, correte come i cani all’interno di
un velodromo, e alla fine della corsa avrete il vostro premio, una bella cassa
duecento per ottanta, e se siete stati bravi, che magari dopo qualche anno
avete fatto tredici, il radica di noce è assicurato… ricordate però, che dall’aldilà
vi stanno già prendendo per il culo!
G van Ozzy